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3 AGOSTO 2019
Torna “Latina sotto le stelle” con la proiezione di Monte Inferno



LATINA – Dopo il successo delle prime tre serate della rassegna “Latina sotto le stelle”, martedì 6 agosto arriva all’Arena del cinema Corso  “Monte Inferno”. Il film, per la regia di Patrizia Santangeli, racconta con uno sguardo poetico la presenza della discarica di Borgo Montello .
“Monte Inferno è un film sulla discarica di Borgo Montello. Non è un reportage, è un film. E’ un film sulla bellezza perduta di un luogo meraviglioso che, all’epoca si chiamava “Valle dell’oro. – afferma la regista Patrizia Santangeli –  Ed è un film sulle persone che abitano intorno alla discarica, che hanno avuto una vita stravolta e avvelenata dalla presenza di questo mostro. La spazzatura non si vede, però è una presenza minacciosa, che comunque si sente molto. E’ comunque paradossalmente un film sulla bellezza. Io sono una ricercatrice dell’immaginario nella realtà ed è quello che ho  fatto cojn Monte Inferno”.
Il   film “Monte Inferno” è un altro tassello per raccontare la città di Latina.
Prima della proiezione come sempre l’abbinamento con i libri. Verrà presentato  un libro che racconta un caso di cronaca rimasto irrisolto, legato proprio alla discarica, ovvero l’omicidio di Don Cesare Boschin, parroco di Borgo Montello. Il fatto è diventato il fulcro di un romanzo giallo “Finis terrae” di Gian Luca Campagna, che vede  al centro delle indagini il Commissario Angelo Corelli. Dal romanzo verrà tratto anche un film lungometraggio per la regia di Christian Antonilli. Durante la serata vedremo anche un breve trailer di presentazione del film in lavorazione.
Grande consenso anche per la degustazione, curata dai ragazzi di Prodotti Pontini, una giovane realtà imprenditoriale, che attraverso il portale www.prodottipontini.it sta portando sulle tavole internazionali le migliori produzioni dell’agroindustria e della vinicoltura locale. A partire dalle 20 la degustazione sulla bella terrazza dell’Arena Corso. Alle  21 la presentazione del libro “Finis terrae” di Gian Luca Campagna. Alle 21,30 proiezione del film “Monte Inferno” di Patrizia Santangeli. L’introduzione della serata sarà affidata al’ architetta Maria Teresa Accatino, presidente di Italia Nostra, sezione di Latina, lei stessa dunque  artefice  di un racconto culturale significativo per il capoluogo. La manifestazione è dedicata alla memoria di Annibale Folchi, giornalista e storico locale recentemente scomparso,  che con le sue attente ricerche documentali, ha saputo scrivere testi di grande valore per  la ricostruzione approfondita del tessuto sociale, politico, storico e umano della città.
                    
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12 GIUGNO 2019

Scandalo al cimitero di Borgo Montello: 3 salme ‘abbandonate’ da mesi in una stanza
DAL WEB:
Riceviamo e pubblichiamo la segnalazione di CasaPound Latina in merito alla gravissima e indecente condizione del cimitero di Borgo Montello.
Sembrerebbe che diverse salme siano state “abbandonate” in una stanza del cimitero ormai da mesi, in attesa di una sepoltura non ancora fissata.
Tanta la rabbia e lo sdegno delle famiglie dei defunti.
Di seguito riportiamo la segnalazione integrale di CasaPound Latina:
“”Stamattina abbiamo ricevuto la sottostante email dal Mater Matuta – Comitato Montello-Ferriere, e chiediamo un intervento urgente per risolvere la poco edificante situazione. Tre salme in attesa di sepolture da mesi con i parenti che non hanno avuto alcuna rassicurazione sulla sistemazione dei propri cari defunti. Abbiamo provveduto ad inviare una Pec alla segreteria del Sindaco e agli organi preposti. In mancanza di risposte concrete provvederemo a fare un esposto alla Procura della Repubblica.
Pochi giorni fa siamo intervenuti sempre a Borgo Montello in sostegno del comitato Mater Matuta che aveva promosso con dei volontari la sistemazione dell’area antistante abbandonata al degrado. 
Questo il testo della email ricevuta al nostro indirizzo:
Buongiorno, vorremmo il vostro supporto per segnalare al comune una situazione spiacevole di cui siamo venuti a conoscenza grazie alla segnalazione dei parenti di due defunti. 
Ci sono tre salme che sono appoggiate in una stanza del cimitero in attesa di sistemazione, due delle quali da mesi.
Il problema è che il comune non da risposte e il numero è destinato a crescere poiché non ci sono più spazi disponibili e non si sta lavorando per ampliare””


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16 GIUGNO 2017
Rifiuti, sospeso il servizio di raccolta e trasporto degli indifferenziati a Latina
La comunicazione della Latina Ambiente in seguito alla nota della Rida con cui si annunciava l' "immediata sospensione di tutti i conferimenti di tutti i rifiuti" nel sito di Aprilia
   
     
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Sospeso il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti indifferenziati a Latina. La comunicazione della Latina Ambiente in seguito al blocco dei conferimenti presso l'impianto Rida Ambiente di Aprilia. 
La sospensione prevista a partire già dalla giornata di oggi, venerdì 16 giugno. 
La nota dei curatori fallimentari della società arrivata nella serata di ieri in cui si legge che, “a seguito della nota del 15/06/2017 con cui la Rida Ambiente Srl avvisa l’’immediata sospensione di tutti i conferimenti di tutti i rifiuti, ivi inclusi il CER 200301 e CER 200108, fino a nuova comunicazione’, questa Società è costretta a procedere con decorrenza immediata alla sospensione del servizio di raccolta dei rifiuti indifferenziati nel comune di Latina, fino alla comunicazione da parte degli Organismi competenti del nuovo sito presso cui conferire”.


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La vita ai bordi di Monte Inferno
Attorno alla megadiscarica di Borgo Montello tra "Gomorra" e "Sacro Gra"

BORGO MONTELLO (LT)
EDIZIONE DEL 29.04.2017
IL MANIFESTO

Quando sono venuto qui, mi è piaciuto prima di tutto l’ambiente selvaggio, al livello delle foreste pluviali dell’Amazzonia, con l’acqua del fiume che scorreva chiara, limpida», racconta uno dei protagonisti del documentario Monte Inferno alla regista Patrizia Santangeli. Come gran parte delle persone che vivono attorno alla discarica di Borgo Montello, a pochi chilometri da Latina, ha un rapporto stretto con la campagna. Discendono tutti dai veneti e friulani arrivati nell’agro pontino per la campagna di bonifica avviata dal Duce e ora, per una sorta di nemesi storica, si trovano a fare i conti con l’inquinamento di quelle terre che i loro avi avevano reso abitabili e coltivabili.
I SIKH DI SABAUDIA
Non è la prima volta che Patrizia Santangeli ferma il suo obiettivo sull’agro a sud della capitale. Qualche anno fa, con Visit India si era addentrata nella comunità sikh di Sabaudia. Ne era venuto fuori un ritratto solare e colorato che faceva a pugni con lo sfruttamento in agricoltura di un popolo silenzioso, pacifico e operoso. Stavolta, ha deciso di raccontare le vite ai margini della discarica di Borgo Montello, la seconda del Lazio per dimensioni e la prima per scandali e misteri, in una sorta di Sacro Gra pontino. Il Monte Inferno è soprattutto evocato, aleggia nei discorsi e negli striscioni di protesta davanti alle abitazioni, nel ruscello che scorre placido e torbido, nella puzza con la quale i cittadini sono condannati a convivere. Per contrasto, spesso è la natura a farla da protagonista: i fiori coltivati in serra, le galline che razzolano libere, i cicalecci e i cinguettii che fanno da colonna sonora al documentario.
MISTERI DEL SOTTOSUOLO
Nessuno sa con precisione cosa sia stato sepolto a Borgo Montello. Ufficialmente rifiuti solidi urbani, ma il sospetto che per anni la collina artificiale sia stata gonfiata pure di scorie industriali è un segreto di Pulcinella. Lo testimoniano alcuni incidenti dei quali sono rimasti vittime operai del posto e soprattutto le dichiarazioni di Carmine Schiavone. Il superpentito del processo Spartacus contro il clan dei Casalesi, ora defunto, aveva detto che Borgo Montello negli anni Ottanta era «provincia di Casale», dai giorni in cui da queste parti si trasferì Paride Salzillo, nipote del boss Antonio Bardellino.
Il racconto del pentito si ferma alla fine del decennio, ma tutto lascia presumere che gli sversamenti siano continuati anche dopo. Più che un indizio, pare costituire una prova quello che accadde la notte tra il 29 e il 30 marzo 1995 a don Cesare Boschin, parroco padovano inviato dalla Curia locale tra gli emigranti veneto-pontini. Il prete aveva aperto i locali della chiesa a un comitato di cittadini che si era costituito da qualche mese per protestare contro le esalazioni della discarica, aveva cominciato a denunciare i traffici sospetti e per questo aveva ricevuto alcune intimidazioni. «Una pressione sul parroco la escludevamo tutti, compreso lui», racconta in Monte Inferno un amico che la sera del 29 marzo era con lui. «Sosteneva che la sua tonaca era una corazza inviolabile: chi avrebbe usato alzare la mano su un sacerdote? Però negli ultimi giorni non era più sicuro di se stesso».
MINACCE
Quella sera, invece, chiese a padre Mariano, un suo collega, di non essere lasciato solo perché aveva paura di morire. Questi gli rispose che non era «ancora tempo». «Pensava che la paura fosse legata al tumore di cui don Cesare soffriva» e non ad altre minacce incombenti. Per questo verso mezzanotte andarono tutti via.
La mattina dopo, la perpetua trovò don Cesare in camera sua con le mani e i piedi legati, pieno di lividi e fratture, la bocca incerottata. Era stato ucciso di botte. Uno dei primi ad accorrere, Claudio Gatto, disse ai giornalisti in una sorta di conferenza stampa improvvisata: «Quando mi sono affacciato nella spoglia cameretta al primo piano della canonica, ho incrociato gli sguardi terrorizzati, smarriti, quasi increduli, degli amici che hanno frequentato l’oratorio. Don Cesare, nel vecchio pigiama a strisce, era lì, ripiegato come uno straccio usato. Sul lettino di ferro da militare un piccolo corpo inerte, con quel nastro osceno a tappargli ermeticamente la bocca. L’infame, così viene chiamato chi denuncia nel gergo della mala, non avrebbe più parlato. Le mani e i piedi legati a mo’ di capretto richiamavano l’agnello sacrificale, lui per tutti, e l’asciugamano insanguinato ai piedi del letto un ammonimento per tutti».
UNA ESECUZIONE
Movente, mandanti ed esecutori materiali non saranno mai trovati. Negli anni sono state fatte le ipotesi più disparate, ma a Borgo Montello nessuno ha mai avuto dubbi: si trattò di un’esecuzione camorristica perché, come dirà Carmine Schiavone, don Cesare «aveva capito qualcosa» sugli affari illeciti legati alla discarica. La tonaca non l’aveva protetto, allo stesso modo in cui non aveva protetto, appena un anno prima a Casal di Principe, don Peppe Diana, reo di aver rifiutato di celebrare il funerale di un uomo ucciso in una faida. In ogni modo, chi uccise colse nel segno: il comitato si sciolse di lì a poco e i traffici poterono proseguire indisturbati.
Oggi la situazione è cambiata. La discarica è chiusa e il comune di Latina è impegnato in un braccio di ferro con la Regione Lazio per impedire che riapra. Le scorie e l’inquinamento rimangono, in attesa di una bonifica che chissà se e quando si farà.
La storia di Borgo Montello è filtrata attraverso le peripezie della famiglia Giorgi, dal fondatore Sergio ai nipoti. La discarica li ha costretti a chiudere l’azienda agricola per convertirla in un vivaio floreale e la crisi economica ha fatto il resto, spingendoli a mettere in vendita l’attività per evitare il fallimento. Ma nessuno vuole rilevare un’azienda che si trova «a ridosso di una discarica». I fiori, in Monte Inferno, appaiono bellissimi.

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“Monte Inferno” al D’Annunzio, in anteprima nazionale il documentario sulla discarica di Borgo Montello

Di Redazione LatinaQuotidiano.it -

25 marzo 2017 Latina Quotidiano

La discarica di Borgo Montello

Cercare la bellezza laddove sorge la discarica di borgo Montello. Sembra un nonsenso e invece è proprio quello che ha fatto la regista Patrizia Santangeli quando ha deciso di girare il documentario “Monte Inferno” che sarà proiettato domenica 26 marzo al teatro D’Annunzio di Latina.

“Ho lavorato per sottrazione – ha spiegato la documentarista – per questo motivo ho avuto bisogno di tempo. Avevo iniziato cercando tutte le informazioni sulla nascita, sulle vicende legali, le lotte intorno alla discarica, ma poi ho capito che quell’approccio non mi interessava. Troppo rumore per me. Allora ho messo in campo la voglia di cercare la bellezza, come faccio sempre nei miei lavori, perché è lì secondo me che abita la speranza”.

E proprio dalla volontà di raccontare suoni, volti, immagini nascosti sotto la montagna di spazzatura di una discarica è nato il film che domenica 26 marzo, alle 18.30, verrà proiettato in prima nazionale.
Erano gli anni ’70 quando iniziò l’accumulo di rifiuti che continua ancora oggi causando gravi danni alla salute dell’ambiente e delle persone. Le falde acquifere sono inquinate, così come il fiume Astura che costeggia il monte e arriva al mare. L’economia del luogo è compromessa. Nel 1994 il pentito di camorra Carmine Schiavone dichiarò che alla fine degli anni ’80 furono interrati nella zona rifiuti tossici e nel ’95 venne ucciso don Cesare Boschin, il parroco di Borgo Montello che per primo denunciò il traffico illecito di rifiuti che interessava la discarica.
A questo lavoro di denuncia hanno collaborato il fotografo Gabriele Rossi, l’illustratore Massimo Calabro, i graphic designer Bonifacio Pontonio e Roberto Fanfarillo e il geologo Giancarlo Bovina. Dal lavoro, durato più di tre anni, è nata anche una mostra esposta lo scorso anno al museo dell’Agro Pontino e nella sede dell’associazione AlbumArte a Roma.
“Con il nostro progetto – spiegano Santangeli e Rossi – abbiamo voluto raccontare un luogo destinato all’indifferenza attraverso le persone che abitano nei dintorni della discarica e attraverso l’immaginazione”.
La proiezione è promossa dall’Assessorato alla Cultura nell’ambito del cartellone nato per rianimare gli spazi del Palacultura e del museo Cambellotti. Dopo l’anteprima a Latina il documentario sarà proiettato a Roma, al Cinema Farnese, il 31 marzo, al cinema Mario Monicelli di Narni il 10 aprile, a Lecce al Teatro Astragali il 5 maggio, all’Hub Multiculturale di Torino il 10 maggio.



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LATINA, IL DOC "MONTE INFERNO"
Teatro pieno per la prima del documentario sulla discarica di Borgo Montello

26 marzo 2017 - Il Caffe’

Teatro D'Annunzio pieno per la prima nazionale del documentario "Monte Inferno" sulla discarica di Borgo Montello. Alla proiezione, iniziata intorno alle 18.30, hanno partecipato il sindaco di Latina Damiano Coletta e l'assessore all'Ambiente Roberto Lessio. Il documentario, della regista Patrizia Santangeli, racconta l'impatto del sito sul territorio e i fatti storici avvenuti negli anni che in qualche modo (non sempre del tutto chiarito) sono stati legati alla discarica. Dalla morte di Don Cesare Boschin (1995) alle dichiarazioni del 1994 del pentito di camorra Carmine Schiavone, che disse che negli anni '80 nel sito furono interrati rifiuti tossici. Alla produzione di Monte Inferno hanno lavorato altri professionisti, come Gabriele Rossi, Massimo Calabro, Bonifacio Pontonio, Giancarlo Bovina, Francesca Povoledo, Serena Cavallo. Il progetto ha dato vita a una mostra esposta al MAP, Museo dell’Agro Pontino, e da AlbumArte a Roma.


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MONTE INFERNO 
- Parte il 26 marzo da Latina la distribuzione in sala del documentario


Anteprima nazionale di "Monte Inferno" di Patrizia Santangeli domenica 26 marzo 2017 alle ore 18,30 al Teatro Comunale D’Annunzio di Latina
Sulle carte geografiche non c’è ma "Monte Inferno" esiste, è un nome inventato per un posto molto reale, la discarica di Borgo Montello. Un cumulo di spazzatura che da decenni custodisce anche rifiuti tossici scaricati di nascosto, di notte.
Il documentario è il racconto di un posto segnato dalla presenza della discarica. Qui s’intrecciano la vita della famiglia Giorgi (nonni, genitori e quattro figli) e quelle di alcuni abitanti della zona, tra solitudine, ineluttabilità di un danno e la voglia di bellezza che ancora rivedono nel posto in cui vivono. Tra le vicende che hanno segnato Monte Inferno, anche quella di Don Cesare Boschin, parroco del luogo, ucciso vent’anni fa per aver denunciato il traffico di rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra. Il suo cadavere fu trovato incaprettato nella canonica e tuttora non esiste un colpevole dell’omicidio.
"Monte Inferno" è un film di denuncia ma è soprattutto una riflessione sulla solitudine di chi vive ai margini della montagna di spazzatura e sulla speranza che solo l’umanità e la natura sanno dare.
La proiezione di Latina è promossa dal Comune di Latina - Assessorato alla Cultura Scuola e Sport.
Interamente autoprodotto dalla regista Patrizia Santangeli, "Monte Inferno" dopo Latina sarà proiettato a Roma al Cinema Farnese venerdì 31 marzo, a Narni al cinema Mario Monicelli il 10 aprile, a Lecce al Teatro Paisiello venerdì 5 maggio, a Torino a Cecchi Point - Hub Multiculturale mercoledì 10 maggio.
17/03/2017

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Giornata della Memoria e dell’impegno, aderiscono otto scuole
Corteo la mattina. Nel pomeriggio convegno su mafia e rifiuti. Si parlerà di Don Cesare Boschin

Francesca Balestrieri 20 marzo 2017 -

LATINA – Domani è la giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e l’amministrazione comunale ha organizzato una manifestazione insieme all’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio in collaborazione con la neonata associazione Reti di Giustizia. Si parte già alle 8:30 del mattina con il corteo delle scuole, che quest’anno coinvolgerà anche i ragazzi delle medie, oltre che delle superiori; alle 11 la lettura dei nomi delle vittime di mafie in piazza del Popolo e nel pomeriggio un convegno dedicato a due momenti di approfondimento, uno su mafie e rifiuti cui parteciperà tra gli altri il Questore Giuseppe De Matteis, l’altro su giovani e legalità con partecipazione del Prefetto Pierluigi Faloni. Entrambi gli incontri si terranno nella sala Enzo De Pasquale del Palazzo comunale a partire dalle 16.00. Sarà presente anche il legale che ha riaperto il caso di Don Cesare Boschin, il parroco di Borgo Montello trovato ucciso nella canonica.
Hanno aderito all’iniziativa otto istituti superiori di Latina su nove (l’agrario San Benedetto celebrerà la Giornata con una manifestazione organizzata autonomamente) e, da quest’anno, anche le scuole medie del capoluogo pontino e alcuni istituti delle città limitrofe.

«Speriamo in una grande partecipazione – dice la vicesindaco Paola Briganti – Oltre all’attività di repressione svolta quotidianamente dalle Forze dell’Ordine e delle autorità giudiziarie, come Amministrazione stiamo lavorando per costruire un percorso che vada a contrastare le condizioni in cui il fenomeno mafioso si sviluppa partendo da un forte coinvolgimento dei giovani e della società civile che li coinvolga e sensibilizzi sui temi della legalità e della lotta alla mafia. E’ importante soffermarsi sulla costruzione delle coscienze e mantenere la guardia alta su questi fenomeni anche attraverso campagne di sensibilizzazione indirizzate soprattutto alle nuove generazioni».


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Gli aggiornamenti più importanti riguardano le vicende della DISCARICA
Vi invitiamo quindi a visitare la pagina
AMBIENTE - Cronaca
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"Vittime" della discarica di Borgo Montello: non avranno alcun risarcimento
24 novembre 2016 - Il Caffè Latina
Una delle abitazioni a ridosso della discarica

Una coppia, che ha denunciato essere vittima da quaranta anni della discarica di Borgo Montello, con seri danni sia sul fronte economico che alla salute, non è riuscita neppure a ottenere una sentenza con l’affermazione di responsabilità o meno di chi gestisce e di chi controlla quel sito. Visto che i problemi per i ricorrenti sono iniziati negli anni ’70, il Tar ha ritenuto ormai prescritto qualsiasi possibile risarcimento e la vicenda è stata chiusa così.



Il caso è quello di Sergio Giorgi e Nanda Giuliani che, nel 1969, acquistarono in via Monfalcone un appezzamento di terreno, dove realizzarono un vigneto. Già l’anno successivo, però, vicino alla loro azienda iniziarono ad arrivare i rifiuti, la discarica prese forma e man mano si allargò. La coppia, nel ricorso presentato al Tar, ha sostenuto che immediatamente gli impianti portarono inquinamento in quell’area, con fumi e sostanze tossiche, e che nel 1986 l’uva da loro prodotta era ridotta così male che la società acquirente la rifiutò. Giorgi e Giuliani hanno così raccontato di aver investito altri soldi per ristrutturare l’azienda e dedicarsi all’ortofrutta e poi di aver fatto lo stesso per tentare la strada della florovivaistica, ma sempre invano, essendo i prodotti danneggiati dall’inquinamento, con tanto di intossicazioni per loro da sostanze tossiche. Non riuscendo a mandare avanti l’attività, i due hanno poi specificato di non essere chiaramente più riusciti ad onorare i mutui, vedendo la loro proprietà finire all’asta dove, visto appunto lo stato della zona, dopo una stima del consulente tecnico che indicava il valore del bene in 1,7 milioni di euro alla fine, dopo otto tentativi, venne acquistato per soli 365mila euro. I due, nel 2009, hanno fatto causa al Comune, alla Provincia, alla Regione, e alle società Ecoambiente e Indeco, che gestiscono le due discariche di Borgo Montello, accusando le aziende di aver danneggiato l’ambiente e dunque l’azienda agricola e gli enti pubblici di non aver fatto nulla affinché ciò non accadesse. Un’azione con cui Giorgi e Giuliani hanno chiesto un risarcimento di 5 milioni di euro per la riduzione del valore della loro proprietà, il danno economico subito non riuscendo più a vendere i prodotti agricoli, quello esistenziale, quello morale e quello alla salute. Alla fine del 2014, però, il Tribunale di Latina ha sostenuto non essere competente nella materia e che la competenza era del Tar. Ora si è così arrivati alla sentenza emessa dal Tribunale amministrativo di Latina che, senza entrare nel merito della vicenda, ha ritenuto che la richiesta di risarcimento, essendo i problemi emersi già oltre 40 anni fa, doveva essere fatta ben prima e che ormai tale diritto è prescritto. Una decisione che lascia i ricorrenti con un pugno di mosche in mano.



Clemente Pistilli
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27 MARZO 2015
STORIE DI SPAZZATURA E DISCARICHE A DUE PASSI DA CASA NOSTRA: VELLETRI COME TANTI ALTRI LUOGHI PROFANATI DAGLI SCEMPI ECOLOGICI E DAL MALAFFARE.

"La corruzione non è un male oscuro e lontano da noi. La corruzione ce l'abbiamo in casa e lo dimostreremo raccontando questa storia di spazzatura e discariche che si trovano a pochi km dalla capitale. E di come una portavoce del M5s in Senato parli nel comune di Velletri in un'aula che viene abbandonata per protesta dai consiglieri del Pd, mentre in quella stessa sala personaggi coinvolti in diverse indagini giudiziarie siano stati auditi con tutte le attenzioni da quegli stessi consiglieri" lo denuncia la senatrice Elena Fattori.
Urano I è uno dei più colossali progetti di smaltimento illecito dei rifiuti e Roberto Ruppen ne risulta come uno dei burattinai. Indagato a Palmi per traffico di armi, assieme a Licio Gelli e Francesco Pazienza è soprattutto uno dei manager di Publitalia '80 incaricati da Marcello Dell'Utri di trasformare la holding di Berlusconi in un partito.
Per sviluppare Urano I, Ruppen pare aver assoldato per consulenze sulla realizzazione del progetto Gian Mario Baruchello già consulente della SNAM. 
Quest'ultimo, negli anni, è stato protagonista della progettazione e dell'avallo di decine di impianti legati al mondo dei rifiuti, nonché uno dei maggiori consulenti di Manlio Cerroni, il re della mondezza laziale, che nel gennaio del 2014 viene arrestato insieme ad altri suoi uomini di fiducia. Finiscono in manette infatti, tra dirigenti regionali e gestori di discariche e impianti di trattamento dei rifiuti a lui facenti capo: i dirigenti regionali Luca Fegatelli e Raniero De Filippis; Francesco Rando, gestore della Pontina Ambiente e la E.Giovi srl; Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio e amministratore delegato della società che ha gestito per anni la discarica di Borgo Montello (Ecoambiente Latina) poi passata alla Green Holding della quale sono stati tutti arrestati; Pino Sicignano, direttore della discarica di Albano Laziale e Piero Giovi.
Cerroni si avvale delle consulenze di Baruchello per le sue perizie tecniche, infatti, per citarne alcune, il 24/7/2009 si fa firmare un parere tecnico sull'approvvigionamento idrico dell'inceneritore difendendo il processo di raffreddamento dell'eco mostro; nell'ottobre 2010 si fa preparare una super perizia tecnica sulla discarica di Roncigliano (Albano Laziale) che diede la possibilità alla Regione Lazio di abbancare per 9 mesi su quarto e quinto invaso gia tombati, in attesa della realizzazione del settimo di invaso; ha progettato alcuni invasi di Borgo Montello; ha progettato la centrale a biogas di Pomezia (60 mila tonnellate di umido e fanghi da depuratori civili e industriali, ceneri, percolati di residui animali e evegetali.) e oggi entra nel merito di quella di Velletri (giusto per citare quelle nell'area dei Castelli Romani).
Dal dicembre 2014, Baruchello, è indagato a seguito dell'operazione "Terra di mezzo" che lo vede quindi coinvolto in mafia capitale, accusato di corruzione aggravata, turbativa d'asta e illecito finanziamento.

A Velletri oggi sono previsti due scempi per ambiente e territorio:

1) una mega discarica da 2 milioni di metri cubi facente capo alla Ecoparco srl che dovrebbe sorgere sul terreno di un parente del consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Giancarlo Righini, condannato in primo grado a 4 anni per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta;

2) un impianto a biogas, ricadente in capo alla municipalizzata Volsca (Albano, Velletri, Lariano e Anzio e fortemente indebitata) e progettata da Bruno Guidobaldi, anch'egli colto da avviso di garanzia nella vicenda Cerroni e già progettista del settimo invaso della discarica di Roncigliano (Albano Laziale) che oggi è al collasso con 5 anni di anticipo. Un invaso che già nel momento del suo concepimento presentava diverse irregolarità rispetto la distanza delle quinte dalla strada, la distanza dal centro abitato e i vincoli paesaggistici e archeologici.

La discarica di Roncigliano è una bomba ecologica che mette a serio rischio la salute dei cittadini come certificato da una relazione tecnica dell'Arpa del l'ottobre 2014.
Righini oggi, insieme all'assessore all'ambiente della Regione Lazio, Michele Civita del Pd (non indagato ma finito in diverse intercettazioni telefoniche che lasciano sospetti di rapporti non chiari con Cerroni), si dice contrario alla grande buca ma favorevole all'impianto biogas, salvo poi ritrattare all'occorrenza. Infatti nelle assemblee pubbliche dice no, in sede istituzionale appoggia il progetto biogas.
Su questo impianto la Regione Lazio ha recentemente richiesto integrazioni e chiarimenti formali al Comune di Velletri che però non riesce ad ottemperare e, per prendere tempo, ha istituito una commissione speciale con poteri consultivi, alla quale indovinate chi chiama in audizione per avallare il progetto? Baruchello e Guidobaldi.
"Mentre i cittadini dei Castelli romani si ammalano per l'immondizia e muoiono a causa delle mala politica e della mala amministrazione, personaggi noti per essere coinvolti in vicende di malaffare vengono convocati all'interno di sedi collegiali e istituzionali, dove vengono ascoltati da Pd e centro destra che si tolgono il cappello e ne applaudono le parole e gli intenti.


Fonte: http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2015/03/corruzione-m5s-a-velletri-per-la-discarica-auditi-gli-indagati.html

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22 Febbraio 2015
Morto l'ex boss Schiavone, denunciò l'interramento dei rifiuti tossici a Borgo Montello.
Carmine Schiavone: addio ai suoi segreti? Pentito attendibile, aveva fornito nomi, targhe, automezzi, ditte per i traffici di rifiuti tossici nella discarica di Borgo Montello.
Carmine Schiavone è scomparso questa notte a causa di un arresto cardiaco. L’ex cassiere del clan dei Casalesi, divenuto celebre alle cronache, da pentito, per aver dato il via all’inchiesta sul traffico di rifiuti tossici avvenuti in Campania dal 1993 e che oggi hanno portato alla scoperta di un vero e proprio disastro ecologico di una vasta area che ha compromesso la regione Campania fino al confine con la regione Lazio.
Nel 2013 Schiavone rilascia una serie di interviste, in esclusiva soprattutto per una emittente locale, TVLuna2, in cui per la prima volta pubblicamente, ricostruisce gli accordi tra clan dei Casalesi e pezzi della politica e dell’imprenditoria per lo sversamento illegale di rifiuti pericolosi in Campania. Notizie che, in buona parte, l’ex collaboratore aveva già fornito alla magistratura tra il 1993 e il 1997. Schiavone aveva, tra l’altro, raccontato l’attività criminale dei clan nella zona del basso Lazio, tra la provincia di Latina e quella di Frosinone, indicando la discarica di Borgo Montello – ad una cinquantina di chilometri da Roma – come uno dei luoghi degli sversamenti di scorie pericolose da parte del cartello dei Casalesi.
Sfuggito a vari attentati dove in qualche modo avevano provato a zittirlo per sempre, è stato stroncato da un infarto, a quanto pare, dopo essere stato ricoverato a seguito di una caduta nella sua residenza, nel viterbese. Nel pomeriggio sono state sequestrate le cartelle cliniche ed è stata disposta l’autopsia.



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11 Febbraio 2015

Borgo Montello, spari ad Al Karama
un uomo resta ferito al ginocchio

www.ilmessaggero.it

LATINA - Un episodio dai contorni oscuri e tutto da decifrare quello accaduto stasera, poco prima delle 21, nel centro d'accoglienza Al Karama, a Borgo Montello. Un uomo, un pregiudicato italiano che abita nei paraggi, sarebbe piombato in mezzo alle case prefabricate del centro Al Karama e avrebbe iniziato a sparare in aria.

Ha usato una pistola semiautomatica con matricola abrasa, quindi di provenienza illecita, e mentre si allontanava precipitosamente un colpi gli sarebbe partito accidentalmente frantumandogli un ginocchio.

Immediato l'intervento delle "volanti" della polizia e di un'ambulanza del 118 che ha soccorso il ferito trasportandolo al Goretti.

Le indagini sono state affidate alla Squadra mobile guidata dal vicequestore Tommaso Niglio. Troppi i misteri intorno alla vicenda tant'è che anche quattro rom del campo verranno sottoposti all'esame stub per valutare se anch'essi abbiamo sparato. Forse per rispondere al fuoco.

Insomma, le indagini sono in pieno svolgimento.

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08 febbraio 2015
Mafia, camorra e ‘ndrangheta, la mappa dei clan in provincia di Latina
 www.h24notizie.com


“Latina era provincia di Casale”. Lo ripete da anni Carmine Schiavone, ex cassiere del clan dei Casalesi che, dopo aver deciso di collaborare con la giustizia, ha contribuito notevolmente alle indagini con cui sono stati assestati colpi pesantissimi alla camorra casertana. E da anni il territorio compreso tra Aprilia e il Garigliano è diventato terra di mafia, con presenze inquietanti e ingombranti, ma soprattutto grandi affari. Diversi i monitoraggi effettuati nel tempo dagli investigatori e dai rappresentanti dell’associazionismo, dati quasi mai aggiornati e sempre estremamente scarni rispetto alla realtà.

I clan, oltre che per la vicinanza con la Campania, hanno iniziato a mettere radici in terra pontina con i soggiorni obbligati. Tempi lontani. Ormai i problemi sono ben diversi e non si può più parlare di tentativi di infiltrazione, bensì di presenze radicate e di affari ben strutturati, a cui collabora un’ampia zona grigia, che va dai professionisti ai politici. Tanto che tale particolare viene specificato anche in una recente relazione della stessa Divisione investigativa antimafia. Senza contare che non c’è indagine delle diverse Direzioni distrettuali che non finisca per portare ad arresti o sequestri in provincia, facendo emergere residenze e affari ignote ai più. Mafie interessate all’edilizia, alle strutture turistiche, ai ristoranti, alle rivendite di auto, ai rifiuti, agli appalti pubblici e in generale a riciclare denaro.
Aprilia
Ad Aprilia il simbolo della presenza delle mafie è rimasto Frank “Tre dita” Coppola, braccio desto di Lucky Luciano, stabilitosi in zona. Di recente, stando alle indagini compiute dalla Guardia di finanza, i veri affari li avrebbero però fatti i Gangemi, ai quali è stato sequestrato un patrimonio di 33 milioni di euro, con il narcotraffico avrebbe gestito un grande business Nino Montenero e a cercare di controllare militarmente il territorio, dal litorale romano a Cisterna, sarebbe stata l’associazione mafiosa, legata ai Casalesi, costituita da Maria Rosaria Schiavone, nipote del boss Sandokan, e il marito Pasquale Noviello, mentre sembra calato l’astro degli Alvaro.
Discarica Borgo Montello
A Latina, tra gli altri, hanno trovato casa gli Zaza di Napoli, operano nel traffico di droga i Baldascini, più volte inquadrati dagli inquirenti come referenti dei Casalesi, e a Borgo Montello si è stabilito Michele Coppola, l’uomo che sarebbe stato inviato in zona dal clan casertano, spesso tirato in ballo sul mistero, sempre rimasto tale, dei fusti tossici che, come dichiara lo stesso Carmine Schiavone, sarebbero stati seppelliti nella discarica di via Monfalcone, a due passi dalla masseria di Coppola. Notevoli poi gli affari delle famiglie nomadi Ciarelli e Di Silvio, anche se mai sono state accusate di mafia, incassando soltanto condanne per associazione a delinquere semplice, che negli anni novanta avrebbero resistito al tentativo degli stessi Casalesi di imporre loro il pizzoe si sarebbero poi specializzati nell’usura e nelle estorsioni.
Sabaudia
Su Sabaudia poi, diversi gli investimenti dei clan e della grande criminalità, dai Nuvoletta ai Mallardo, per arrivare alla Banda della Magliana, oltre alla presenza di Salvatore Di Maio, legato ai Cava di Avellino, assolto dall’accusa di mafia, ma privato di un “tesoro” di società e immobili considerato frutto di attività criminali.

Sui Lepini diversi invece gli interessi e gli interessati al narcotraffico, un mercato che si muove sull’asse Frosinone-Latina, ma che porta poi diretto all’estero e che ha visto imporsi uomini come il narcotrafficante Pietro Canori, di Priverno.

Da Terracina in giù a puntare sul mattone sono stati soprattutto iMallardo e a cercare di inserirsi nel tessuto economico della città di Giove sono stati i Licciardi.
Mof di Fondi
A Fondi le mafie si erano inserite negli appalti comunali con i Tripodo, nei servizi funebri con Aldo Trani e al Mof sempre con i Tripodo e poi con i Casalesi, legati in un’inedita alleanza a Cosa Nostra, per monopolizzare i trasporti di ortofrutta, coinvolgendo persino il fratello di Totò Riina. Radicati inoltre soggetti legati alla cosca calabrese Bellocco-Pesce e ai Rinzivillo, famiglia di Gela.
Formia
A Formia, però, si registra il maggior “affollamento” di famiglie legate ai clan. Si tratta della città dove, esplosa la guerra interna ai Casalesi, si rifugiarono iBardellino, dove i fratelli Dell’Aquila avrebbero portato avanti gli affari dei Mallardo, dovemolti sono legati agli Iovine e agli Schiavone, dove hanno messo radici i Del Vecchio, Anna Mazza, la cosiddetta vedova nera della camorra, Katia Bidognetti, primogenita del boss Francesco Cicciotto ‘e mezzanotte, i Roberti, i Vastarella e i Giuliano, quest’ultimi uniti da legami familiari tra loro e con gli Esposito.

E, per concludere, nel sud pontino presenti anche i mondragonesi La Torre, gli Alfieri e i Nuvoletta.

Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta tutti uniti nel tentativo di fare affari in provincia di Latina e tutti d’accordo nel fare meno rumore possibile, quello che attira l’attenzione della magistratura e rovina il business.
LE MAFIE PONTINE
Sono tante le province in cui si sono stabilite famiglie mafiose o dove i clan si sono insinuati nel tessuto economico. Numerose anche quelle dove sono stati sequestrati decine di patrimoni sospetti. A Latina sicuramente il fenomeno è più vasto che in altre realtà, ma in tema di criminalità organizzata a rendere tanto particolare quanto difficile il contesto sono le associazioni mafiose nate è cresciute direttamente sul territorio. Non più semplici propaggini di Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta fuori dalle regioni d’origine, ma mafie tutte pontine.
Tribunale di Latina
La prima sentenza per mafia nel Lazio è stata quella emessa nel 2009 dal Tribunale di Latina al termine del processo Anni ’90, ormai definitiva, stabilendo che aCastelforte era stata costituita un’associazione per delinquere di stampo mafioso, legata ai Casalesi ma dotata di una sua indipendenza, con l’imprenditore Orlandino Riccardi come mente ed Ettore Mendico come braccio. Quello il gruppo responsabile di una lunghissima serie di estorsioni e attentati che colpirono la provincia, da Latina a Minturno. Un clan particolarmente vicino al boss casertano Michele Zagaria, che nello stesso processo è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’imprenditore Giovanni Santonicola, ucciso a Spigno Saturnia per vendicare gli omicidi di Alberto Beneduce e Armando Miraglia, caduti sotto i colpi del clan La Torre di Mondragone.

Sempre il Tribunale di Latina ha poi emesso la sentenza, ormai definitiva, per mafia a Fondi, stabilendo che i fratelli Carmelo e Venanzio Tripodo, figli del capobastone don Mico, erano riusciti a infiltrarsi negli appalti comunali e a dettare legge al Mof, oltre che, con Aldo Trani, a inquinare il settore delle pompe funebri. Uno spaccato ricostruito nel corso del processo denominato “Damasco 2”, in parte alla base anche della commissione d’accesso inviata dal prefetto Bruno Frattasi a Fondi, nel 2009, e della richiesta, fatta per ben due volte, dall’allora ministro Roberto Maroni di sciogliere il consiglio comunale per mafia, provvedimento schivato dagli amministratori rassegnando anticipatamente le dimissioni.

Condanne per mafia, confermate anche in appello, infine nel processo “Sfinge”, relativo agli affari nel nord pontino e sul litorale romano compiuti da Maria Rosaria Schiavone e dal marito Pasquale Noviello, costituendo un’associazione mafiosa legata ai Casalesi e intenzionata a controllare attività economiche della zona, tanto da arrivare a compiere nel 2008 un attentato a colpi di kalashnikov sull’Appia. Dopo arriveranno i processi “Appia” a Velletri e quello ai Fasciani e ai Triassi a Roma.
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24 GENNAIO 2015
Cimitero di Borgo Montello, Zuliani: 
“Dal Comune un’escalation di irregolarità”
H24 NOTIZIE.COM

La consigliera comunale del Partito Democratico di Latina, Nicoletta Zuliani, denuncia la “coerenza” di metodo tra la gestione del verde equella della gestione da parte del Comune del cimitero di Borgo Montello in tema di affidamenti per i lavori di manutenzione. “Come era accaduto per la gestione del verde pubblico, a Latina ci troviamo nuovamente di fronte al sistema dello ‘spacchettamento’, una procedura che la legge vieta e che non favorisce nessuno, se non le ditte che ricevono gli affidamenti diretti per lavori a committenza pubblica” – afferma Zuliani.

Lo “spacchettamento” consiste nella redazione di diverse determine, tutte da importi inferiori ai 40mila euro, in modo che l’ente non sia tenuto ad indire una gara per commissionare i lavori, ma possa procedere per affidamento diretto ad una ditta di fiducia.

Per il cimitero di Borgo Montello, l’unica gara indetta in questa consiliatura risale al 2012 per i lavori da effettuare nell’anno 2013, stimati nel valore di 65mila euro. Poi il Comune ha continuato ad affidare la manutenzione straordinaria del sito, sempre alla stessa ditta, a “pacchetti” di tre mesi. Lo ha fatto per tutto il 2014. L’aspetto irregolare sta nel fatto che il valore di queste determine, se sommato, supera i 40mila euro (Iva esclusa) e ci troviamo quindi di fronte ad una irregolarità da parte del Comune, che avrebbe dovuto indire una gara per l’affidamento della manutenzione del camposanto come aveva fatto nel 2012. Un altro problema: il 22 gennaio viene pubblicata un’altra determina, la 1626 del 2014, riferita all’affidamento dei lavori al cimitero di Borgo Montello per i mesi di ottobre, novembre e dicembre. La pubblicazione avviene dopo 4 mesi, a giochi fatti, quasi un mese dopo che il tempo d’affidamento è persino concluso. Questo significa che la ditta ha lavorato per tre mesi senza contratto, quindi in una posizione di assoluta irregolarità, e che l’Ente dovrà pagarli senza aver impegnato le somme,generando quindi generando un debito fuori bilancio.

Zuliani dà l’ultimo affondo con una nota politica: “Basta prendere in giro i cittadini. Si tratta di una situazione che segnalerò al segretario del Comune e che è materia della Corte dei Conti. Il punto è però che a Latina questa è la prassi. Il mancato rispetto dei tempi è ormai una caratteristica del nostro Comune: giovedì si terrà un consiglio con ordini del giorno e mozioni presentate ad agosto del 2014, ignorando del tutto i fatti – gravissimi – che sono accaduti nel frattempo e che hanno investito l’amministrazione Di Giorgi. Un’amministrazione che, così com’è, non può durare neanche un giorno di più”.
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28 gennaio 2015
 Al Karama, massiccia operazione di censimento: nel centro di accoglienza blitz delle forze dell'ordine

Oltre cento uomini impiegati nel servizio finalizzato alla verifica delle presenze e delle condizioni dei requisiti di permanenza. Riscontrato un forte degrado della struttura

Fonte: CorriereDiLatina.it

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15 Gennaio 2015

Arsenale nel capannone, arrestato un agricoltore a Borgo Montello

Possedeva un vero e proprio arsenale custodito in un capannone. E’ quanto hanno scoperto gli agenti della squadra mobile di Latina a Borgo Montello, durante un blitz scattato ieri mattina. L’uomo deteneva materiale all’interno della cella frigorifera di un capannone adibito a deposito industriale. Sono stati trovati cinque fucili, un silenziatore, circa 1000 cartucce, rispettivamente calibro 12 e 20, nonché 500 pugnali ed una pistola scacciacani priva di tappo rosso. In manette, di concerto con il sostituto procuratore Gregorio Capasso, è finito un uomo di 46 anni di Borgo Montello, coltivatore diretto, già destinatario di un provvedimento di divieto di detenzione di  armi e munizioni emesso dal Prefetto di Latina nel 2012. Sono tuttora in corso gli accertamenti tecnici finalizzati a verificare se detti fucili siano stati utilizzati per commettere reati.
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9 DICEMBRE 2014
I GRILLINI INTERROGANO ZINGARETTI E CIVITA
 SULL'IMPIANTO TBM DI APRILIA

Rida Ambiente: la risposta della Regione ai dubbi dei consiglieri del M5S

"Nell'impianto solo il trattamento meccanico prima del collaudo del bioessiccatore. Per l'Arpa nessuna incompatibilità con le leggi vigenti"

Dubbi sulla data di messa in funzione dei tre reattori per inertizzazione della frazione organica della Rida Ambiente, collaudati solo a febbraio 2014 e sulle modalità con cui prima di allora l’impianto TBM di via Valcamonica abbia trattato la porzione di rifiuti organici da conferire in discarica. Un’interrogazione, quella presentata il 23 luglio scorso dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Gaia Pernarella e Devid Porrello e rivolta al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e all’assessore all’ambiente Michele Civita, finalizzata a verificare la regolarità dell’impianto TBM di Aprilia, quesiti cui la giunta regionale ha risposto per iscritto il 17 novembre 2014.

L’INTERROGAZIONE Quattro i quesiti che i consiglieri pentastellati avevano posto all’esecutivo, per comprendere come la Rida Ambiente abbia trattato la frazione organica prima della messa in funzione dell’impianto di biostabilizzazione, per ridurre l’impatto ambientale e per garantire la sicurezza nelle fasi di stoccaggio, trasporto e conferimento, se i materiali in uscita, poi conferiti in discarica fossero compatibili con quanto previsto dalla normativa vigente e la quantità e la destinazione di questi rifiuti. I quesiti posti dai grillini, miravano soprattutto a capire in che modo l’impianto di via Valcamonica abbia potuto trattare la porzione organica prima dell’entrata in funzione dell’apposito impianto per il trattamento anaerobico, che riceve il certificato per il collaudo solo a febbraio 2014, un collaudo che la regione Lazio attesta nella determinazione N° G09739 del 4 luglio 2014.

IL TRATTAMENTO BIOLOGICO Al quesito a risposta scritta, la giunta regionale risponde solo il 17 novembre 2014, chiarendo che, pur avendo ricevuto dalla Regione il riconoscimento del collaudo dell’impianto per il trattamento biologico della porzione organica solo il 4 luglio 2014, l’impianto di via Valcamonica poteva operare il trattamento meccanico dei rifiuti in virtù dei precedenti iter autorizzativi, in particolare l’autorizzazione di impatto ambientale, rilasciata con la determinazione B0322 del 2009. In sostanza, secondo l’ente regionale, Rida Ambiente, prima del collaudo, non ha utilizzato il bioessiccatore, ma ha comunque provveduto alla lavorazione meccanica dei rifiuti. Per spiegare come la porzione organica sia stata trattata per fermare il processo di fermentazione e rendere i rifiuti compatibili allo smaltimento in discarica, l’ente regionale chiama in causa i controlli effettuati dall’Arpa il 21 febbraio e il 21 agosto 2013.

PRIMA DELLA MESSA IN FUNZIONE DEL BIOESSICCATORE I rifiuti, secondo quanto risulterebbe dai controlli dell’Arpa, nel corso del 2013 e prima della messa in funzione dell’impianto per il trattamento anaerobico, hanno subito il solo trattamento meccanico, attraverso il processo di triturazione e separazione con maglia da 5 millimetri degli scarti più grandi da quelli più piccoli. Il sopravaglio poi veniva a sua volta trattato in una camera ad aria per separare la parte più leggera, quella soggetta a macerazione e imballo per la produzione di combustibile, da quella più pesante conferita in discarica. Il sottovaglio invece, contenente materiale organico e inerte veniva conferito in discarica dopo esser stato trattato con calce idrata per una percentuale dello 0,073% della massa del rifiuto, una pratica che la Rida Ambiente ha iniziato a utilizzare in via sperimentale dopo la prescrizione dell’Arpa in seguito al controllo del 21 febbraio 2013 e in attesa di adeguarsi con il collaudo del bioessiccatore, quindi in sostituzione del trattamento anaerobico, necessario, secondo quanto riportato dal documento dell’Arpa citato nella risposta della Regione “a contenere le problematiche ambientali igieniche e di sicurezza nelle fasi di lavorazione e conferimento”. Quanto al rispetto dei requisiti previsti dalla legge dei procedimenti utilizzati all’interno dell’impianto e delle sostanze conferite in discarica da parte della Rida, l’ente regionale precisa che “i successivi controlli l’Arpa non ha trasmesso nessuna segnalazione di incompatibilità rispetto alle normative vigenti”.

QUANTITATIVI E CONFERIMENTO DEI RIFIUTI Stando sempre ai controlli effettuati dall’Arpa nel corso del 2013, alla Regione risulta che nel 2012 Rida Ambiente abbia ricevuto 143 mila 837 tonnellate di rifiuti, e prodotto 135 mila 110 tonnellate di rifiuti tra CRD e CSS. Più alta la percentuale in entrata nel 2013, quando l’impianto di via Valcamonica riceve 189 mila 096 tonnellate di rifiuti, mentre il quantitativo di rifiuti in uscita tra combustibile e scarti resta invariato. Quanto alla porzione conferita in discarica, la Regione precisa che fino a settembre 2013 la Rida ha conferito i rifiuti presso la discarica della Ecoambiete, la quale il 9 settembre 2013 blocca il conferimento dei rifiuti “per il superamento dei valori del PH dei rifiuti dovuto all’aggiunta di calce idrata”, motivo per cui da quella data la Rida Ambiente inizia a conferire il sottovaglio e i materiali di scarto presso la discarica di Borgo Montello.

Francesca Cavallin   - 9 Dic. 2014
http://www.corrieredilatina.it/news/notizie-locali-nord/12597/Rida-Ambiente--la-risposta-della.html



5 NOVEMBRE 2014

Kyklos impianto compostaggio Aprilia dell'Acea 

L’immane tragedia e il rogo notturno
Da IL QUOTIDIANO
Non è certo il periodo migliore per l’azienda di via Le Ferriere. A fine luglio l’immane tragedia costata la vita adi due operai viterbesi, il 44enne Fabio Lisei e il 42enne Roberto Papini ha infatti portato il conseguente sequestro dell’area e lo stop all’attività e l’avvio delle indagini a carico dei responsabili del sito (oltre che delle due società titolari dell’appalto per il recupero del percolato e la ditta a cui è stato dato il sub-appalto e per la quale lavoravano le due vittime). Poi nella notte tra sabato e domenica «un incendio che - sottolinea con una nota ufficiale la Kyklos - non ha riguardato assolutamente il compost, che è una sostanza organica naturale del tutto innocua. Il compost di Kyklos viene infatti utilizzato come fertilizzante, sia per uso agricolo che casalingo. A prendere inspiegabilmente fuoco sono stati alcuni rifiuti plastici (sacchetti di plastica per alimenti) che giacevano in un capannone. La mattina successiva all’incendio, il personale di sicurezza dello stabilimento ha riscontrato segni evidenti di effrazione nella recinzione esterna, cosa che è stata prontamente segnalata alle forze dell’ordine». La nota della società dunque, sembra ridare forza ad una ipotesi che quasi da subito sembrava essere stata scartata in favore di una tesi che propendeva per un incidente.

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LUNEDÌ 3 NOVEMBRE 2014 


Incendio alla Kyklos l'impianto di compostaggio ancora sotto sequestro dopo l'incidente mortale. L’intervento dei Vigili del fuoco, cause ancora da accertare 

Fiamme nell’impianto di via Le Ferriere sotto sequestro da luglio Incendio alla Kylos.

Nel tardo pomeriggio di ieri le fiamme si sono propagate all'interno arrivata una squadra dei Vigili del Fuoco di Aprilia oltre all’autobotte proveniente da Latina. Nello stabilimento anche i carabinieri del reparto territoriale di Aprilia che hanno provveduto a circoscrivere l’a re a . Le operazioni di spegnimento sono andate avanti per ore, tuttavia la situazione ora è sotto controllo. Tuttavia bisognerà attendere la relazione dei vigili del fuoco per comprendere le cause che hanno scatenato l’incendio. Tuttavia, ancora una volta, la Kyklos finisce al centro di notizie di cronaca, dopo l’incidente mortale avvenuto la scorsa estate nel sito costato la vita agli operai viterbesi Fabio Lisei e Roberto Papini. E pochi giorni dopo la tragedia l’impianto è stato posto sotto sequestro da parte della Magistratura. Non è nemmeno la prima volta che si registra un incidente all’interno della struttura di Le Ferriere: nell’agosto del 2012, infatti, un incendio devastò parte dell’impianto. 

L.A. - IL QUOTIDIANO - Domenica 2 Novembre 2014

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18 Ottobre 2014
IL GIORNALE DI LATINA
Borgo Montello e le vicende legate alla discarica rimangono  in evidenza nelle cronache (v. anche alla pagina "AMBIENTE")

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16 Ottobre 2014
Rifiuti: arrestato Andrea Grossi, figlio del “re delle bonifiche”. 
“Spariti soldi pubblici”
(Dettagli e video alla pagina "AMBIENTE")
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16 Ottobre 2014
LATINA - 6 ARRESTI PER L'INDAGINE
 SULLA DISCARICA DI BORGO MONTELLO
(Dettagli e video alla pagina "AMBIENTE")
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15 Ottobre 2014

(Dettagli alla pagina "AMBIENTE)
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3 AGOSTO 2014
GIORNATA DI RIFLESSIONE E DI PREGHIERA
come consapevole reazione all'atto sacrilego che ha offeso la CHIESA "STELLA MARIS" DI LATINA
per approfondire i contenuti del fatto, cliccare sul link qui sotto:
http://www.radioluna.it/news/2014/08/il-vescovo-crociata-nel-raid-alla-stella-maris-dispersa-leucaristia-gesto-di-profondo-degrado-morale-e-civile/


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31 LUGLIO 2014
MORTE BIANCA ALLA KYKLOS DI APRILIA
La cronologia della tragedia - Cliccare sul link che segue:
http://247.libero.it/rfocus/21008975/1/operai-morti-ad-aprilia-sequestrato-impianto-kyklos/

DAL SITO www.h24notizie.com   :


Sono stati resi noti i primi risultati delle indagini effettuate sul percolato che i due lavoratori di Viterbo morti lunedì – Fabio Lisei e Roberto Papini – stavano prelevando dalla Kyklos, azienda di compostaggio di Aprilia, per portarlo in discarica e sulla ditta di compostaggio stessa.
Esiti che hanno evidenziato la presenza di acido solfidrico. Una sostanza altamente nociva se inalata. E questi dati sono stati sufficienti affinchè la Procura della Repubblica di Latina disponesse un immediato sequestro della  ditta.
L’autopsia sui corpi di Fabio Lisei e Roberto Papini, morti lunedì durante le operazioni di svuotamento di un silos di percolato, non ha svelato le cause del decesso. Sono stati effettuati prelievi per successivi esami istologici, per determinare di che cosa sono morti i due operai viterbesi.
Ma ci sarebbero anche delle responsabilità oggettive sia da parte delle ditte per cui lavoravano le due vittime, sia dell’impianto stesso. Per questo, sono state iscritte nel registro degli indagati cinque persone. Si tratta di Danilo Mira, titolare dell’omonima ditta Mira; Davide Mira, figlio di Danilo e titolare della ditta Mira Giuseppe snc; Andrea Pula responsabile della Ecoduemila. Le due ditte Mira avevano preso in subappalto lo svuotamento delle cisterne di percolato dalla Ecoduemila, vincitrice dell’appalto stesso.
Ma anche la Kyklos, secondo il titolare delle indagini, ha le sue responsabilità. Per questo ha formalmente indagato il responsabile degli impianti Kyklos Alessandro Filippi e il responsabile della sicurezza degli impianti Kyklos, Sebastiano Reveglia. Le ipotesi di reato su cui si sta indagando sono omicidio colposo plurimo e violazione delle norme di sicurezza.
Il fatto che anche la Kyklos sia stata coinvolta a pieno titolo nelle indagini potrebbe avvalorare le tesi dei tanti cittadini che da troppi anni denunciano cattivi odori, nausee e una strana – ma mai provata – incidenza di tumori per chi abita nella zona.


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30 LUGLIO 2014
OPERAI MORTI AD APRILIA
Troviamo sul WEB:
Sequestrato lo stabilimento: "Nell'impianto sostanze letali"
 I vigili del fuoco allo stabilimento Kyklos di Aprilia


Svolta nell’inchiesta sulla morte dei due operai presso lo stabilimento Kyklos di Aprilia, al confine tra le province di Latina e Roma. A 48 ore dalla tragedia consumatasi all’esterno dell’impianto di compostaggio controllato dall’Acea, dove vengono conferiti i rifiuti umidi dai Comuni romani e non solo, è emerso che il percolato stoccato nell’azienda - prodotto che non doveva rappresentare alcun rischio - conteneva percentuali elevatissime di acido solfidrico, sostanza letale se inalata. Abbastanza per far aumentare notevolmente i dubbi degli inquirenti sull’impianto della Kiklos e farlo sottoporre a sequestro preventivo dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Luigia Spinelli. Si complica in tal modo la posizione della società controllata dall’Acea e al momento gli enti pubblici si trovano senza un centro dove poter smaltire potature e umido, con cui poi fare il compost.

Lunedì mattina Fabio Lisei e Roberto Papini, 44 e 42 anni, di San Lorenzo Nuovo, in provincia di Viterbo, operai della Mira di Orvieto, si erano recati allo stabilimento di Aprilia per caricare il percolato su due autocisterne e poi portarlo nelle discariche autorizzate. Non indossavano mascherine, trattandosi di un prodotto affatto pericoloso. Mentre pompavano liquido sul secondo automezzo, aperta una valvola, i due erano però stati investiti da esalazioni che li avevano uccisi in pochi minuti. Inizialmente gli investigatori avevano ipotizzato la presenza nei mezzi della Mira di residui di altre sostanze che, a contatto con il percolato, avevano innescato una reazione chimica letale ai lavoratori. “Lì dentro non c’era altro che percolato. L’ultimo viaggio quei mezzi lo avevano fatto venerdì, sempre alla Kyklos”, si era affrettato a precisare l’avvocato Angelo Di Silvio, legale della Mira, società che aveva ottenuto per quell’attività un subappalto dalla EcoSpazio 2000 di Perugia.



Il sostituto procuratore Spinelli aveva subito aperto un’inchiesta per omicidio colposo, gli ispettori dell’Asl e i carabinieri riscontrato alcune carenze nelle aziende coinvolte, ma la svolta è appunto arrivata oggi, con le prime analisi sul percolato presente nelle vasche della Kyklos. “A questo punto i miei clienti sono vittime”, ha sottolineato sempre l’avvocato Di Silvio, che proprio questa mattina aveva a sua volta presentato un’istanza di sequestro dell’impianto. E ora assumono nuovi contorni anche le proteste dei residenti nei pressi dell’azienda apriliana, che da tempo lamentano disagi dovuti a cattivi odori provenienti dalla ditta di compostaggio. Le indagini comunque proseguono e domani mattina verrà affidato a un medico legale l’incarico per gli accertamenti autoptici sulle salme dei due operai.

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28 LUGLIO 2014
DISCARICA DI BORGO MONTELLO
DAL SITO www.24notizie.com
Discarica a Montello: cittadini delusi dalle istituzioni scrivono al vescovo
(Cliccare sul link qui sopra per accedere alla pagina web citata)


La lettera di cui si parla è integralmente riportata qui in basso alla notizia datata 01 LUGLIO 2014



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21 LUGLIO 2014
SI E' TENUTO A BORGO BAINSIZZA IL CONSIGLIO COMUNALE SUL TEMA "IL CENTRO AL KARAMA". 
Per lo svolgimento e l'esito si veda quanto riporta il "CORRIERE DI LATINA" nel suo sito al seguente indirizzo internet (CLICCARE SUL LINK):





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01 LUGLIO 2014
A S.E. Rev.ma Il Vescovo della Diocesi di Latina Monsignor Mariano Crociata

Lettera aperta - Oggetto: La capacità di ascolto dei bisogni dell'altro e la custodia del Creato


Ci sono due Parole che danno speranza ai Cristiani, ai Cittadini, ai Poveri di Borgo Montello e Borgo Bainsizza. Quelle del Vescovo della Diocesi di Latina Monsignor Mariano Crociata del 29 maggio nell'incontro con i volontari della Caritas “agli operatori pastorali della Caritas la capacità di ascolto del servizio della carità... Gesù che si fa cibo per noi ci spinge alla solidarietà. Non perdiamo mai di vista la persona e la sua dignità... Volontariato consapevole frutto e conseguenza dell'amore di Dio”. Quelle di Papa Francesco “la via sbagliata: spadroneggiare sul creato invece di custodirlo. Dobbiamo custodire il creato poiché è un dono che il Signore ci ha dato, è il regalo di Dio a noi; noi siamo custodi del creato. Quando noi sfruttiamo il creato, distruggiamo il segno dell’amore di Dio. Questo deve essere il nostro atteggiamento nei confronti del creato: custodirlo perché se noi distruggiamo il creato, segnalano il loro disagio di vivere assediati da inquinamento e degrado di una discarica mostruosa cresciuta in decenni generando decine di vittime e martiri di una società sbagliata. Tra questi anche il Parroco di Borgo Montello don Cesare Boschin. Le persone di Borgo Montello e Bainsizza sono persone generose e volontarie, di quel volontariato che cerca di proteggere i suoi cari, la sua terra, gli amici e le persone bisognose con un “volontariato consapevole e conseguenza dell'amore”. Ma il loro, il nostro impegno non basta contro quella che sembra una volontà superiore e troppe forte. Non è solo un problema di dati e di numeri, anche se sono impressionanti. Ci sono le persone che vivono da poveri perchè non hanno il diritto di pensare ad una giornata senza “emissioni pestilenziali” che tolgono anche il diritto a frequentare il giardino, a scendere nell'orto ad aprire le finestre per trovare un po' di fresco. E' evidente che come dice il Santo Padre, che in questi luoghi il Creato, il regalo di Dio a noi non è stato custodito. Anzi in tanti per diversi motivi lo hanno distrutto e lo stanno distruggendo. Quelle vittime, quei martiri innocenti di una gestione folle del territorio sono stati distrutti dal Creato. Se si può capire, ma ovviamente non accettare, che ci sia un sistema perverso di speculazione, incapacità amministrativa, complicità, ignoranza che ha portato alla negazione del creato con finte emergenze per avere invasi nelle discariche sempre più grandi, inquinamento sempre più grave e irreversibile, mancata bonifica e tutela delle falde, dell'aria, del terreno, della salute, dell'ambiente, non ci dobbiamo, arrendere, da Cristiani ad una Chiesa che a volte appare lontana da queste sofferenze. Non chiediamo impegni verso le pubbliche amministrazioni, interventi nei tribunali, partecipazioni alla manifestazione dei diritti civili e sociali ma chiediamo alla Chiesa che è Madre (come dice il Santo Padre) la presenza nel territorio, la sua conoscenza, la partecipazione, la solidarietà e quel condividire il pane che in queste famiglie si celebra non solo nella Santa Messa ma con tutti coloro che accettano di condividire qualche momento. Per questo chiediamo umilmente a S.E. Rev.ma Il Vescovo della Diocesi di Latina Monsignor Mariano Crociata un incontro per rappresentare una condizione difficile di queste terre nella speranza che S.E. Il Vescovo possa venire presto, nel Suo ruolo di Pastore a portare la Sua parola. Ci sono momenti in cui c'è tanto bisogno di speranza, di conforto per una certezza o solo un'illusione che un giorno qualcuno che abbia il coraggio si ravveda e metta la parola fine a questo scempio. Lo hanno fatto tante zone nel mondo, in altre regioni è possibile anche a Latina. Siamo figli e pecore che abbiamo bisogno della voce del Nostro Pastore.
Ringraziamenti vivissimi per l'attenzione
Il Signore sia lodato
Piovesan Donatella, Piovesan Guerrino, Piovesan Roberto, Alibardi Dario, Dell'orco Milena, Piovesan Carla, Gatto Claudio e Giorgio Libralato


Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

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